Paolo Gioli "A Hippolyte Bayard, Gran Positivo"
Leggendo Ando Gilardi in Storia Sociale della Fotografia ho potuto conoscere la vicenda tristissima di uno dei tanti "affogati"
della Fotostoria, quella del signor Hippolyte Bayard. Vedo nella sua avventura, anzi nella sua sventura un mio curioso
"nero" legame; la storia ripetersi, come in una combinazione paralizzata.
Anche il mio lavoro è legato al positivo diretto su carta e penso che anch'io finirò con un annegamento simulato.
La tecnica delle mie opere è immensamente meno complicata e sfortunata, per ora, di quella che fu del signor Bayard.
In più ho il gradevolissimo vantaggio di vedere immediatamente, il risultato di un'immagine in diretta.
Da più di quarant'anni l'inventore della Polaroid, Edwin Land sta dando incredibilmente ragione a Hippolyte Bayard, anche se
in quel lontano metà ottocento, io con queste mie opere, qui presenti, non vorrei proprio voluto esserci, visto come sono
andate le cose. Arago che aveva fatto dare "veramente troppo al signor Daguerre e di non aver potuto fare niente per il signor
Bayard" (per motivi politici e commerciali) dimostrò anche di non aver capito niente dell'importanza creativa, dell'anticipazione
rivoluzionaria del positivo diretto su carta. Daguerre, geniale avventuriere, come sappiamo, dopo alcuni anni di euforia e dopo
aver avuto tutto, scompare nel silenzio con il suo rame e il suo argento, trascinando con se nell'oblio, l'infelice Bayard.
Oltretutto, Arago aveva appoggiato con delirio, appunto i daguerrotipi, per la loro indiscutibile qualità rispetto ai positivi diretti
su carta, ma fantasticando totalmente sul loro avvenire commerciale.
Non capisco come un uomo così illuminato potesse pensare che migliaia e migliaia di immagini, dovessero nel futuro
depositarsi in tante altre migliaia e migliaia di lastre di rame e di argento pressate, anziché sulla carta.
In sostanza, quello che si doveva dare alla ricerca di Bayard fu dato a Daguerre, soprattutto per mire commerciali.
Del lavoro di Bayard non si occupò mai nessuno. Una decina di immagini della storia della fotografia più importanti, sono di
sconosciuti. Non si può più fare una storia seria, senza gli "unknown"; un Arago in più e sarebbe stata mutilata a fine
ottocento. Bayard credeva al "positivo subito", all'immagine unica, irripetibile.
"Ingenua" pretesa, ereditata, come si sa, dalla grande tradizione della pittura e dalla calcografia; il ricominciare ogni volta
con fondo bianco, magari su carta. Dal positivo diretto la biologia e l'astrofisica rivoluzionate; le arti pure.
Lo sciagurato Arago è servito! Mentre un enfatico vizio del commercio, sgozzamento della creatività-pura, ci circonda, eccovi
il mio "inventario" intorno al corpo del signor Hippolyte Bayard.
Milano, 8 gennaio 1981
Presentazione della mostra personale "A Hippolyte Bayard, G